Limitata crescita fetale connessa a colon irritabile
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Lo studio. I ricercatori del Department of Cancer Studies and Molecular Medicine dell?University of Leicester hanno sottoposto un questionario a 732 pazienti ricoverate nella struttura, nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, e ivi sottoposte ad un intervento chirurgico. ? emerso che la consapevolezza delle implicazioni legali della firma del modulo di consenso informato ? molto scarsa (il 68 per cento ritiene che firmare sia un requisito legale, il 20 per cento delle pazienti ignora se pu? cambiare idea dopo la firma, il 16 per cento ritiene che firmare elimina qualsiasi diritto di risarcimento). Inoltre, circa la met? delle partecipanti allo studio (46 per cento) ritiene che la funzione del consenso informato sia ?proteggere gli ospedali? e il 68 per cento ritiene sia un mezzo usato dai medici per esercitare un ?controllo sui pazienti?.
Il commento. ?Sebbene non esista una diretta correlazione tra la consapevolezza dei propri diritti e la capacit? di esercitarli, una carenza di informazione tanto marcata sui limiti e lo scopo del consenso informato ? chiaramente un problema?, spiega Andrea Akkad, leader del team di ricercatori del Department of Cancer Studies and Molecular Medicine dell?University of Leicester. ?Le procedure di consenso informato attualmente in uso paiono inadeguate a veicolare l?espressione della libert? di scelta del paziente e il loro spessore medico ed etico ? molto discutibile?.
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Intesa con le Regioni
Il Ddl – informa una nota del Ministero – prevede una specifica intesa con le Regioni per la realizzazione in modo concertato delle finalit? in esso indicate e demanda al Cipe, su proposta del Ministro della salute e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, il compito di destinare le risorse necessarie al raggiungimento degli scopi. In particolare il disegno di legge, in coerenza con gli obiettivi fissati dal Progetto-obiettivo Materno Infantile e con il Piano sanitario nazionale 2006-2008, si propone di tutelare i diritti e la salute della gestante e del neonato promuovendo un’appropriata assistenza all’interno del percorso nascita da parte del Servizio Sanitario Nazionale, nell’ambito dei livelli essenziali d’assistenza, tramite l’integrazione dei servizi territoriali ed ospedalieri e la valorizzazione dei consultori. Per questo, il Ddl prevede diversi interventi, come quelli per promuovere la conoscenza delle modalit? di assistenza, delle pratiche socio-sanitarie e delle modalit? per il controllo del dolore nel travaglio-parto, comprese le tecniche che prevedono il ricorso ad anestesie locali avanzate e di tipo epidurale.
Agire sui fattori di rischio riconosciuti
Il provvedimento, infine, non si concentra esclusivamente sul momento del parto, ma punta a ridurre i fattori di rischio di malattia del nascituro, pre e post concezionali, attraverso appropriati interventi preventivi, nonch? a favorire il parto fisiologico e a promuovere l’appropriatezza degli interventi al fine di ridurre il ricorso al parto cesareo. Altre priorit?: promuovere l’allattamento al seno, secondo le raccomandazioni dell’Oms e dell’Unicef, e contrastare le disparit? territoriali e sociali d’accesso ai servizi per la tutela materno-infantile anche per la popolazione immigrata. Previste anche la dimissione precoce, protetta ed appropriata della partoriente e del neonato, nell’ambito dell’assistenza domiciliare integrata, e l’organizzazione dell’offerta sul territorio attraverso le Unit? territoriali di assistenza primaria e i centri regionali di assistenza al bambino.
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Sanofi-Aventis ha comunicato che la Commissone Europea ha concesso l?autorizzazione alla commercializzazione di Acomplia ( Rimonabant 20mg/die ) in tutti e 25 gli Stati membri.
Acomplia ? il capostipite di una classe di farmaci chiamati bloccanti CB1.
Acomplia ? indicato in aggiunta alla dieta e all?esercizio fisico nel trattamento dei pazienti obesi ( indice di massa corporea, BMI maggiore o uguale a 30kg/m2 ) o nei pazienti in sovrappeso ( BMI > 27kg/m2 ) con associati fattori di rischio, come diabete di tipo 2 e dislipidemia.
L?approvazione ? stata ottenuta grazie ai risultati del RIO Clinical Trial Programme, che ha coinvolto pi? di 6.600 pazienti nel mondo, 4.500 dei quali sono stati studiati fino a 2 anni.
I risultati del programma RIO hanno dimostrato che Acomplia 20mg una volta al giorno ha ridotto in modo significativo il peso corporeo e la circonferenza-vita, l?emoglobina glicosilata ( HbA1c ) ed il livello di trigliceridi, ed ha aumentato i livelli di colesterolo HDL.
Acomplia 20mg migliora diversi fattori di rischio cardiometabolici nei pazienti obesi ed in quelli in sovrappeso.
A trarre maggior beneficio saranno i pazienti con obesit? addominale affetti da diabete e con dislipidemia.
Il Rimonabant agisce bloccando in modo selettivo i recettori CB1 che si trovano nel cervello e negli organi periferici, tra cui il tessuto adiposo, il fegato, il tratto gastrointestinale e nell?apparato muscolare.
Il blocco del recettore CB1 ad opera del Rimonabant riduce l?iperattivit? del sistema degli endocannabinoidi.
La sicurezza di Acomplia 20mg ? stata valutata su 6.300 pazienti.
Negli studi controllati con placebo, la percentuale di sospensione della terapia dovuta a reazioni avverse ? stata del 15.7% per i pazienti trattati con Rimonabant.
I pi? comuni eventi avversi che hanno comportato l?interruzione della terapia sono stati: nausea, alterazioni dell?umore con disturbi depressivi, ansia e capogiri.
Acomplia non dovrebbe essere somministrato nei pazienti con disturbi epatici o renali, o nei pazienti con gravi malattie psichiatriche non controllate, come la depressione maggiore.
Fonte: Sanofi-Aventis, 2006
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Diversi report indicano che l?assunzione di caff? ? associata ad un pi? basso rischio di cirrosi.
Ricercatori del Kaiser Permanente Medical Care Program ad Oakland, negli USA, hanno studiato 125.580 membri multietnici dell?HMO ( Health Maintenance Organization ), che nel periodo 1978-1985 non presentavano malattia epatica.
Nel 2001, a 330 soggetti di questa coorte ? stata diagnosticata cirrosi epatica.
Il rischio relativo ( RR ) di cirrosi alcolica ( 199 soggetti ) per l?assunzione di caff?/die ( versus nessuna assunzione ) ? stato di 0.7 per meno di una tazza di caff?; 0.6 per 1-3 tazze ( p < 0.001 ) e 0.2 per 4 o pi? tazze ( p < 0.001 ). Per 131 soggetti con cirrosi non-alcolica, il rischio relativo ? stato 1.2 per meno di una tazza di caff?; 1.3 per 1-3 tazze e 0.7 per 4 o pi? tazze. L?assunzione di t? non ? risultata associata n? a cirrosi alcolica n? a cirrosi non-alcolica. All?analisi cross-sezionale, l?assunzione di caff? ? stata associata a pi? bassa prevalenza di alti livelli di aspartato-aminotransferasi e di alanina-aminotransferasi. I dati dello studio fanno ipotizzare l?esistenza di una sostanza contenuta nel caff? che protegge contro la cirrosi, soprattutto la cirrosi alcolica. Klatsky AL et al, Arch Intern Med 2006; 166: 1190-1195
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