Paroxetina CR efficace nel trattamento del disturbo disforico premestruale

14 Apr 2006 Ginecologia

Uno studio clinico coordinato da Meier Steiner della McMaster University ad Hamilton in Canada ha valutato il dosaggio durante la fase luteale della Paroxetina a rilascio controllato ( CR ) ( 12.5mg e 25mg ) nel trattamento del disturbo disforico premestruale.

Un totale di 373 pazienti con disturbo disforico premestruale ? stato assegnato in modo random a tre bracci, di cui due con Paroxetina ed uno con placebo.

L?end point primario di efficacia era il cambiamento dal basale del punteggio VAS ( Visual Analogue Scale ) – Mood durante la fase luteale.

L?end point secondario comprendeva: valutazioni specifiche per il disturbo, valutazioni generali della gravit? di malattia e valutazione della compromissione funzionale.

Le pazienti trattate con entrambi i dosaggi di Paroxetina CR hanno mostrato un pi? sensibile miglioramento per quanto riguardava l?end-point primario e la maggioranza delle misure secondarie di efficacia, rispetto alle pazienti assegnate al placebo.

Secondo gli Autori il trattamento del disturbo disforico premestruale con Paroxetina CR ai dosaggi di 12.5mg e di 25mg ? risultato efficace e generalmente bel tollerato.

Steiner M et al, Am J Obstet Gynecol 2005; 193: 352-360

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Tremore essenziale connesso a declino cognitivo nell’anziano

13 Apr 2006 Oncologia

I pazienti anziani con tremore essenziale ottengono risultati peggiori ai test neuropsicologici formali rispetto alle loro controparti che non ne sono affette. Era stato precedentemente osservato che cambiamenti di tipo non motorio, come i danni cognitivi, possono accompagnare il tremore essenziale. Le basi anatomiche di questi dati non sono chiare, ma essi, insieme ai risultati di studi precedenti, consentono di concludere che il tremore essenziale ? associato ad una pi? scarsa performance nei test della memoria e della funzionalit? esecutiva frontale. I pazienti che ne sono affetti presentano inoltre una maggiore frequenza di problemi di memoria. (Neurology 2006; 66: 69-74)

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Tumore vescicale: ruolo degli ormoni sessuali nella donna

12 Apr 2006 Urologia

Lo status menopausale e l’et? alla menopausa possono modificare il rischio di sviluppare tumore vescicale nella donna. Tale rischio ? maggiore negli uomini che nelle donne, ed in questo fenomeno potrebbero essere implicati fattori ormonali, in quanto le differenze fra i sessi in fumo di sigaretta, esposizione professionale a contaminanti cancerogeni ed altri fattori di rischio noti non possono spiegare la maggiore frequenza dei tumori vescicali osservata negli uomini. E’ possibile che le donne che vanno incontro ad una menopausa precoce siano esposte ad un maggior rischio di tumore vescicale in quanto vanno incontro ad infezioni ricorrenti del tratto urinario ed all’infiammazione ad esse correlata a partire da un’et? pi? giovanile. Dato che infiammazione e fumo di sigaretta agiscono probabilmente in modo sinergico nell’aumentare il rischio, questa ipotesi spiegherebbe anche la forte interazione osservata con il fumo stesso. Ulteriori studi dovrebbero ancora investigare gli effetti biologici degli ormoni sessuali nella vescica ed il ruolo degli ormoni nello sviluppo del tumore vescicale. (Am J Epidemiol 2006; 163: 236-44)

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Il latte di mucca non ? la causa della maggior parte delle sindromi gastrointest

Uno studio, compiuto da Ricercatori finlandesi, ha esaminato i disturbi gastrointestinali associati al cibo e, in modo particolare, quelli correlati al latte di mucca, in una popolazione di giovani adulti.

Un totale di 827 soggetti di et? compresa tra 16 e 21 anni ha compilato un questionario sui sintomi gastrointestinali associati al cibo.
Di questi, 49 soggetti sintomatici sono stati sottoposti ad esame clinico e 12, la cui sintomatologia ? stata definita grave, ad esame endoscopico.

Quasi il 10% dei soggetti ( 70/86 ) aveva presentato gravi sintomi gastrointestinali, principalmente associati al cibo, nell?anno precedente.

In 2 pazienti sintomatici ? stata riscontrata malattia organica specifica: un caso di malattia celiaca ed uno di colite.

Il risultato del test di tolleranza al lattosio ? risultato positivo per 16 dei rimanenti 47 soggetti sintomatici, ma solo 4 erano portatori del genotipo C/C ( -13910 ) per l?ipolattasia di tipo adulto.

I soggetti con sintomatologia gastrointestinale avevano ridotto il consumo di determinati cibi, soprattutto del latte di mucca.
Un test in cieco ha mostrato che i sintomi indotti dal latte di mucca erano rari in questa popolazione.

I soggetti sintomatici presentavano pi? alti livelli plasmatici della molecola di adesione intercellulare-1 solubile ( ICAM-1 ) e pi? basse concentrazioni di granzima A, rispetto ai soggetti di controllo.

L?esame dei campioni dei soggetti con sintomatologia gastrointestinale, ottenuti mediante biopsia duodenale, ha mostrato una pi? alta conta di cellule CD3 (+) intraepiteliali, una pi? alta espressione del fattore TGF-beta ( fattore di crescita trasformante-beta ) e dell?RNA messaggero IL-12p35, sempre rispetto ai controlli.

I dati dello studio hanno indicato che in una coorte di giovani adulti non selezionati, l?incidenza di sintomi gastrointestinali associati al cibo ? pari all?8%.
L?individuazione di attivit? immunologia implica l?esistenza di una sindrome gastrointestinale associata al cibo, ma non indotta dal latte di mucca.

Paajanen L et al, Am J Clin Nutr 2005; 82: 1327-1335

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Il latte di mucca non ? la causa della maggior parte delle sindromi gastrointest

Uno studio, compiuto da Ricercatori finlandesi, ha esaminato i disturbi gastrointestinali associati al cibo e, in modo particolare, quelli correlati al latte di mucca, in una popolazione di giovani adulti.

Un totale di 827 soggetti di et? compresa tra 16 e 21 anni ha compilato un questionario sui sintomi gastrointestinali associati al cibo.
Di questi, 49 soggetti sintomatici sono stati sottoposti ad esame clinico e 12, la cui sintomatologia ? stata definita grave, ad esame endoscopico.

Quasi il 10% dei soggetti ( 70/86 ) aveva presentato gravi sintomi gastrointestinali, principalmente associati al cibo, nell?anno precedente.

In 2 pazienti sintomatici ? stata riscontrata malattia organica specifica: un caso di malattia celiaca ed uno di colite.

Il risultato del test di tolleranza al lattosio ? risultato positivo per 16 dei rimanenti 47 soggetti sintomatici, ma solo 4 erano portatori del genotipo C/C ( -13910 ) per l?ipolattasia di tipo adulto.

I soggetti con sintomatologia gastrointestinale avevano ridotto il consumo di determinati cibi, soprattutto del latte di mucca.
Un test in cieco ha mostrato che i sintomi indotti dal latte di mucca erano rari in questa popolazione.

I soggetti sintomatici presentavano pi? alti livelli plasmatici della molecola di adesione intercellulare-1 solubile ( ICAM-1 ) e pi? basse concentrazioni di granzima A, rispetto ai soggetti di controllo.

L?esame dei campioni dei soggetti con sintomatologia gastrointestinale, ottenuti mediante biopsia duodenale, ha mostrato una pi? alta conta di cellule CD3 (+) intraepiteliali, una pi? alta espressione del fattore TGF-beta ( fattore di crescita trasformante-beta ) e dell?RNA messaggero IL-12p35, sempre rispetto ai controlli.

I dati dello studio hanno indicato che in una coorte di giovani adulti non selezionati, l?incidenza di sintomi gastrointestinali associati al cibo ? pari all?8%.
L?individuazione di attivit? immunologia implica l?esistenza di una sindrome gastrointestinale associata al cibo, ma non indotta dal latte di mucca.

Paajanen L et al, Am J Clin Nutr 2005; 82: 1327-1335

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Cistite interstiziale e disordini da panico

Alcuni studi di linkage genetico hanno suggerito che in alcune famiglie affette da disturbi da panico si pu? riscontrare la presenza di una particolare sindrome che include problemi della vescica ( forse cistite interstiziale urinaria ), disordini della tiroide, cefalea/emicrania cronica e/o prolasso della valvola mitrale.

L’obiettivo dello studio ? stato quello di determinare se i pazienti con cistite interstiziale ed i loro parenti di primo grado presentassero un aumento dell’incidenza della sindrome, osservata negli studi precedenti.

Hanno preso parte allo studio 146 probandi ( 67 con cistite interstiziale e 79 con altri disordini urologici ), ed 815 parenti di primo grado.

Rispetto ai pazienti senza cistite interstiziale, i soggetti affetti da cistite interstiziale hanno presentato, nel corso della vita, una pi? alta incidenza di disordini da panico ( odds ratio OR = 4.05, con p = 0.02 ) e di alcuni altri disordini della sindrome ( OR = 2.22, con p = 0.09 ).

I parenti di primo grado dei probandi con cistite interstiziale hanno mostrato una maggiore probabilit? di disordini da panico, di disordini della tiroide, di problemi urologici e di alcuni dei disordini della sindrome ( OR aggiustato = 1.95 ; p = 0.02 ).

Non ? emersa nessuna interazione tra stato della cistite interstiziale del probando ed il sesso del parente.

L’aumento della frequenza dei disordini apparentemente disparati nei pazienti affetti da cistite interstiziale e nei loro parenti di primo grado ? consistente con le scoperte degli studi di linkage genetico nelle famiglie con disordini da panico.

L’ipotesi dell’esistenza di una sindrome familiare, probabilmente pleiotropica, che comprende la cistite interstiziale, i disordini da panico, i disordini della tiroide ed altri disordini del controllo autonomico o neuromuscolare merita, secondo gli Autori, ulteriori approfondimenti.

Weissman MM et al, Arch Gen Psychiatry 2004; 61: 273-279

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I benefici della proteina della soia a livello cardiovascolare non sono conferma

La proteina della soia e gli isoflavoni ( fitoestrogeni ) hanno guadagnato considerevole attenzione per il loro potenziale ruolo nel migliorare i fattori di rischio per la malattia cardiovascolare.

L?American Heart Association ( AHA ) Nutrition Committee ha analizzato i pi? recenti studi pubblicati sulla proteina della soia e sui suoi componenti, gli isoflavoni.

Nella maggior parte dei 22 studi randomizzati, la proteina della soia isolata assieme agli isoflavoni ha ridotto in media le concentrazioni di colesterolo LDL di quasi il 3% rispetto ad altre proteine.

La riduzione del colesterolo LDL ? risultata molto piccola in relazione alle grandi quantit? di proteina della soia ( circa 50g/die ) utilizzata negli studi clinici.
Non ? stato osservato, inoltre, nessun significativo effetto sul colesterolo HDL, trigliceridi, lipoproteina ( a ) e sulla pressione sanguigna.

Tra i 19 studi che hanno riguardato gli isoflavoni di soia, l?effetto sul colesterolo LDL e su altri fattori di rischio lipidico ? stato nullo.

La proteina della soia e gli isoflavoni non hanno mostrato di diminuire i sintomi vasomotori della menopausa ed i risultati riguardo alla capacit? della soia nel rallentare la perdita ossea nelle donne in postmenopausa sono misti.

L?efficacia e la sicurezza degli isoflavoni della soia nel prevenire e nel trattare il tumore alla mammella, il tumore all?endometrio ed il tumore alla prostata non sono state ben definite.

Lo Scientific Advisory dell?AHA ha rilevato che i risultati dei primi studi che avevano indicato effetti favorevoli, clinicamente importanti, della proteina della soia rispetto ad altre proteine, non sono stati successivamente confermati.

Molti prodotti a base di soia dovrebbero fornire benefici sia per l?apparato cardiovascolare che per la salute generale grazie all?alto contenuto di grassi polinsaturi, fibre, vitamine e minerali, e per il basso contenuto di grassi insaturi.

Sacks FM et al, Circulation 2006; Published online before

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Gli Acidi Grassi Omega-3 non ridurrebbero l?incidenza di tumori

8 Apr 2006 Oncologia

Ricercatori statunitensi hanno revisionato 38 studi, pubblicati tra il 1966 ed il 2005 che hanno riguardato gli Acidi Grassi Omega-3.
Da questa analisi non ? emerso alcun effetto degli Acidi Grassi Omega-3 sull?incidenza dei tumori.

Gli Acidi Grassi Omega-3 presenterebbero, invece, effetti benefici a livello dell?apparato cardiovascolare.

Gli Acidi Grassi Omega-3 si presentano in tre forme: EPA ( acido eicosapentanoico ), DHA ( acido docosaesaenoico ) e ALA ( acido alfa-linoleico ).

Precedenti studi avevano indicato che EPA pu? influenzare la produzione di citochine e di TNF ( fattore di necrosi tumorale ).
Studi su modelli animali hanno mostrato che gli Acidi Grassi Omega-3 rallentano la velocit? di crescita e la proliferazione dei tumori alla mammella, della prostata, del colon e del pancreas.

Fonte: Journal of American Medical Association, 2006

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L?assunzione di fibre con la dieta pu? ridurre la pressione sanguigna nei pazien

Ricercatori della Tulane University hanno compiuto una meta-analisi di 25 studi clinici per valutare l?effetto dell?assunzione di fibre con la dieta sulla pressione sanguigna.

In generale, l?assunzione di fibre con la dieta ? risultata associata ad una riduzione di 1,65 mmHg nella diastolica e ad una riduzione di 1,15 mmHg nella pressione sistolica.

Una significativa riduzione sia nella pressione sistolica che diastolica ? stata osservata negli studi clinici condotti tra i pazienti con ipertensione ( pressione sistolica: -5,95 mmHg; pressione diastolica: -4,20 mmHg ) e negli studi con una durata d?intervento uguale o maggiore ad 8 settimane ( pressione sistolica: -3,12 mmHg; pressione diastolica: -2,57 mmHg ).

I risultati di questa meta-analisi indicano che un?aumentata assunzione di fibre con la dieta pu? ridurre la pressione sanguigna nei pazienti con ipertensione.

E? necessario che l?assunzione di fibre avvenga per almeno 8 settimane.

Whelton SP et al, J Hypertens 2005; 23: 475-481

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La Finasteride pu? ridurre la mortalit? per tumore della prostata

6 Apr 2006 Oncologia

Un?analisi del Prostate Cancer Prevention Trial ( PCPT ) ha indicato che la Finasteride 5 mg/die ( Proscar ) pu? ridurre la mortalit? prevenendo il tumore alla prostata.

I risultati hanno indicato che l?incidenza di carcinoma prostatico ? stata ridotto del 24,8% dalla Finasteride.

Tuttavia, ? stato osservato un aumento nella percentuale dei tumori ad alto grado ( punteggio Gleason 8-10 ) tra gli uomini a cui era stato diagnosticato un tumore ( 11,9% nel gruppo Finasteride versus placebo 5% nel gruppo placebo ).

La proiezione di questi risultati ha permesso di ipotizzare che il trattamento con Finasteride nell?arco di 5 anni possa salvare 262.567 persone-anno ( uomini di et? superiore ai 55 anni ) solo negli Stati Uniti.

Fonte: Cancer, 2005

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