Cavernomi cerebrali: possibile alternativa a neurochirurgia
Viene da uno studio italiano la scoperta di una terapia farmacologica contro il cavernoma cerebrale, una malformazione congenita finora curabile solo con l’asportazione neurochirurgica. «I cavernomi, detti anche angiomi cavernosi, sono dilatazioni anomale di vasi venosi assimilabili a un tumore benigno che si localizzano per lo più a livello cerebrale. Hanno l’aspetto di una mora e a differenza delle comuni malformazioni arterovenose la pressione sanguigna al loro interno è bassa e non ricevono apporti arteriosi» spiega Elisabetta Dejana, professore ordinario di Patologia Generale all’Università degli Studi di Milano e coautrice dell’articolo pubblicato su Nature. Ci sono due forme di cavernomi: sporadica e familiare, quest’ultima presente nel 20 per cento dei casi con la trasmissione autosomica dominante. Le forme familiari colpiscono entrambi i sessi e circa metà dei figli delle persone affette sono portatori del gene-malattia. La complicazione più temuta è l’emorragia cerebrale, e il trattamento consiste nell’intervento neurochirurgico. Prosegue Dejana: «Abbiamo concentrato le nostre ricerche sul gene Ccm1, responsabile del 40% dell’insorgenza di cavernomi , osservando che la sua inattivazione comportava la trasformazione delle cellule endoteliali in cellule mesenchimali. Questo processo, noto come transizione endotelio-mesenchimale, è tipico dei tumori o altre patologie infiammatorie in cui le cellule endoteliali acquisiscono elevate proprietà migratorie e invasive». Nei cavernomi la transizione è mediata da due composti, presenti in molte patologie infiammatorie e neoplastiche: Bmp6, Bone Morphogenetic Protein 6, e Tgf-ß (Transforming Growth Factor beta). In assenza di Ccm1, le cellule endoteliali aumentano la produzione di Bmp6 e diventano più sensibili a Tgf-ß, presente nel cervello in elevata concentrazione, acquisendo così proprietà mesenchimali. «Abbiamo quindi sperimentato l’impiego di inibitori di BMP6 o di TGF-ß, assistendo a una riduzione significativa dello sviluppo di lesioni vascolari cerebrali» sottolinea la ricercatrice. La scoperta di una possibile opzione all’intervento è un fatto importante: spesso infatti i cavernomi si sviluppano nei bambini dove la chirurgia può danneggiare lo sviluppo cerebrale o in adulti in cui la lesione è inoperabile per il difficile accesso. «Il prossimo passo è di poter avere il supporto necessario per avviare uno studio clinico preliminare» conclude Dejana.
Nature (2013) online 09 June 2013
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