Migliore controllo con doppia terapia antipertensiva iniziale

27 Mag 2011 Cardiologia

Dai risultati dello studio Accelerate emerge che i pazienti ipertesi con pressione sistolica superiore a 150 mmHg possono ottenere una maggiore riduzione dei livelli pressori se il trattamento ? iniziato con due antipertensivi (nel caso specifico aliskiren pi? amlodipina) invece di uno solo. Se i pazienti passano dalla monoterapia al trattamento doppio pi? tardivamente lungo il processo terapeutico, possono comunque ottenere notevoli riduzioni pressorie che risulteranno inferiori rispetto all’impiego immediato di due agenti antipertensivi. Lo ha dimostrato il team di Morris J. Brown, dell’Addenbrooke’s hospital di Cambridge (Gran Bretagna), che ha studiato 1.247 soggetti con ipertensione compresa tra 150 e 180 mmHg. Tutti i partecipanti sono stati randomizzati a ricevere un trattamento antipertensivo iniziale a base di aliskiren 150 mg pi? placebo (n=315), amlodipina 5 mg pi? placebo (n=315), oppure aliskiren 150 mg pi? amlodipina 5 mg (n=617) per 16 settimane; dopodich? tutti i pazienti hanno assunto aliskiren 300 mg pi? amlodipina 10 mg per ulteriori 16 settimane. I soggetti sottoposti a doppia terapia antipertensiva iniziale hanno mostrato una riduzione maggiore di 6,5 mmHg? della pressione sistolica media rispetto ai partecipanti in monoterapia. Alla 24ma settimana, quando tutti i soggetti ricevevano un trattamento doppio, la pressione sistolica media era ancora inferiore di 1,4 mmHg nei soggetti che avevano iniziato con due antipertensivi rispetto agli altri pazienti. Eventi avversi (principalmente edema periferico, ipotensione o ipotensione ortostatica) sono occorsi con una frequenza del 14% sia nel gruppo con duplice terapia antipertensiva iniziale sia nei pazienti trattati con solo aliskiren e. a un livello superiore, pari al 18%, nei partecipanti in terapia iniziale con sola amlodipina.

Lancet. 2011 Jan 22;377(9762):312-20

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Psoriasi e biologici: infliximab il meno abbondonato

Nel trattamento della psoriasi volgare l’efficacia dei farmaci anti-Tnf-alfa tende a ridursi con il trascorrere del tempo, come peraltro suggerito dalla progressiva perdita di aderenza del paziente alla terapia. Il principale motivo dell’interruzione del trattamento ? proprio la perdita di efficacia, seguita dalla comparsa di eventi avversi. Allo scopo di verificare l’efficacia nel tempo in relazione all’aderenza, per la prima volta sono stati posti a confronto tre biologici anti-Tnf-alfa (adalimumab, etanercept, infliximab) e quest’ultimo ? emerso come il farmaco caratterizzato dalla miglior aderenza a lungo termine, con il 70% di pazienti ancora in trattamento dopo 4 anni. Le nuove informazioni provengono da uno studio danese – condotto da Robert Gniadecki, dell’ospedale Bispebjerg di Copenhagen, e collaboratori – basato sui dati nazionali del database Dermbio riguardante pazienti con psoriasi trattati con farmaci biologici. In totale sono state praticate su 747 pazienti 882 serie di trattamenti con etanercept (n=331), adalimumab (n=427) o infliximab (n=144). Come significativi fattori predittivi di aderenza alla terapia si sono identificati il sesso, l’agente anti-Tnf-alfa e la risposta pregressa agli anti-Tnf-alfa. Nel gruppo dei pazienti na?ve a questa classe farmacologica il pi? lungo periodo di tempo in cui i pazienti hanno continuato ad assumere il farmaco ? stato osservato con infliximab, seguito da adalimumab ed etanercept. Il mantenimento della terapia a 4 anni si ? attestato attorno al 40% per etanercept o adalimumab rispetto al 70% di infliximab. Non sono state segnalate differenze tra i tre farmaci nel numero di eventi avversi.

Br J Dermatol, 2011 Jan 11. [Epub ahead of print]

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Profilassi Hpv, si conferma efficacia e sicurezza dei vaccini

26 Mag 2011 Immunologia

I vaccini profilattici contro il papillomavirus umano (Hpv) sono sicuri, ben tollerati e di notevole efficacia nel prevenire, nelle giovani donne, la persistenza dell’infezione e le malattie cervicali associate ai tipi virali presenti nei vaccini. Servono per? ulteriori studi che ne confermino efficacia e sicurezza nel lungo termine. Sono questi i risultati di una metanalisi e revisione sistematica – condotta da Xavier Castellsague, dell’Istituto catalano di oncologia, a Barcellona, e colleghi – che ha preso in considerazione sette trial controllati e randomizzati, per un totale di 44.142 donne. Nelle popolazioni per protocollo (Ppp) ? stato evidenziato un rischio relativo (Rr) fixed-effect pari a 0,04 e 0,10, rispettivamente, per le lesioni Cin2+ correlate a Hpv-16 e a Hpv-18. Nella popolazione intention-to-treat (Itt) il corrispondente Rr si ? attestato su 0,47 e 0,16. L’efficacia contro le lesioni Cin1+ ? risultata simile in proporzione a favore del vaccino. Globalmente i vaccini si sono dimostrati altamente efficaci nei confronti della persistenza a 6 mesi delle infezioni da Hpv 16 e 18, sia nella coorte Ppp (Rr: 0,06 e 0,05) sia nelle coorti Itt (Rr: 0,15 e 0,24). ? apparso limitato l’effetto profilattico contro Cin2+ e le infezioni persistenti dopo sei mesi associate ai tipi di Hpv oncogeni non-vaccinali. Non si sono evidenziate differenze significative tra i gruppi sottoposti a vaccinazione e i gruppi di controllo per quanto riguarda Il rischio di eventi avversi gravi (Rr: 1,0) o eventi avversi gravi correlati al vaccino (Rr: 1,82).

BMC Infect Dis, 2011; 11(1):13

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Aggiornate le linee guida per lo screening dell’osteoporosi

25 Mag 2011 Ortopedia

Sono state pubblicate le nuove raccomandazioni per lo screening dell’osteoporosi dell’Us preventive services task force (Uspstf); le precedenti risalivano al 2002. Premessa alla stesura delle linee guida aggiornate ? rappresentata da un’ampia sezione del documento, costituita da un’approfondita review delle principali questioni chiave: l’accuratezza diagnostica degli strumenti di valutazione del rischio di frattura o del grado di osteoporosi, l’efficacia dell’assorbimetria a raggi x a doppia energia e dei test di misurazione dell’osso periferico predittivi di frattura, i rischi e i benefici connessi alle metodiche di screening e all’intervento precoce, i pericoli e i vantaggi correlati ai farmaci antiosteoporotici usati nella donna e nell’uomo, le carenze contenute nelle raccomandazioni precedenti e gli ambiti in cui si ritiene necessario lo svolgimento di ulteriori ricerche. In sintesi, le conclusioni sono le seguenti: lo screening ? raccomandato nelle donne a partire dai 65 anni e nelle donne pi? giovani con un rischio fratturativo uguale o maggiore a quello di una donna caucasica di 65 anni senza fattori di rischio addizionali. Per quanto riguarda i maschi, invece, i dati disponibili non sono sufficienti stabilire il rapporto rischio/beneficio di un’azione di screening.

Ann Intern Med, 2011 Jan 17. [Epub ahead of print]

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Anti-reflusso benefici per i bambini con otite media

24 Mag 2011 Pediatria

La terapia anti-reflusso migliora la qualit? di vita dei bambini che presentano otite media con effusione od otite media acuta ricorrente insieme a malattia da reflusso gastroesofageo (Gerd). Il miglioramento della qualit? di vita di questi bambini, con un’et? media di 19,5 mesi, ? stato osservato da un team del department of Otolaryngology della State university of New York-Downstate medical center, guidato da Edward D. McCoul, al termine di uno studio effettuato su 47 piccoli pazienti avviati a terapia anti-reflusso standard per due periodi consecutivi di 12 settimane. I dati del follow-up riguardanti 37 bambini hanno mostrato una variazione media della valutazione sulla qualit? di vita in 6 punti per l’otite media pari a 1,6 alla visita 2 e a 1,5 alla visita 3. Un miglioramento significativo dei punteggi ? stato registrato per il Gerd questionnaire-revised e il Gerd symptom questionnaire for young children alla visita 2 e per l’Infant gerd questionnaire-revised alla visita 3. La variazione media dei punteggi del Pediatric reflux finding score ? risultata pari a 6,4 alla visita 2 e a 8,0 alla visita 3. Inoltre, in seguito alla terapia anti-reflusso si ? notato un miglioramento significativo della funzione uditiva compromessa e dei danni da reflusso a livello della laringe, apprezzabili attraverso laringoscopia a fibre ottiche. L’esame del medico ha testimoniato un miglioramento clinico dell’otite media in 28 bambini su 37 (76%) alla visita 2 e in 6 bambini su 10 (60%) alla visita 3. Nove bambini (19,1%) hanno richiesto l’esecuzione di una miringotomia con drenaggio endotimpanico. Gli autori affermano, infine, che il controllo della Gerd pu? giocare un ruolo nella gestione dell’otite media ed evitare il ricorso alla timpanostomia.

Arch Otolaryngol Head Neck Surg, 2011; 137(1):35-41

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Biopsia del linfonodo sentinella nel cancro tiroideo

23 Mag 2011 Oncologia

La biopsia del linfonodo sentinella nel cancro della tiroide ? una strategia promettente e ha la potenzialit? di evitare la chirurgia linfonodale profilattica fino al 57% dei pazienti con cancro della tiroide che non mostra un coinvolgimento clinico linfonodale. ? questo il risultato che emerge da una revisione sistematica che ha preso in esame i pi? recenti studi sul ruolo della biopsia del linfonodo sentinella nella gestione del cancro della tiroide. Nel dettaglio, sono state incluse nella metanalisi ventiquattro ricerche. I tassi globali di individuazione del linfonodo sentinella si sono attestati sull’83,7% per iniezione del colorante vitale blue dye, 98,4% per mezzo di isotopi radioattivi e 96% per le tecniche combinate. Un linfonodo sentinella positivo ? stato accertato nel 42,9% dei pazienti con tumore tiroideo papillare con un linfonodo sentinella identificato. I tassi globali di falsi negativi per blue dye, isotopi radioattivi e tecniche combinate sono stati, rispettivamente, di 7,7%, 16% e 0%. Un riscontro negativo dell’esame delle sezioni del linfonodo sentinella si ? dimostrato inattendibile nel 12% dei pazienti. La valutazione immunoistochimica del linfonodi sentinella ha evidenziato metastasi linfonodali in un ulteriore 15% di pazienti (7 su 47 linfonodi sentinella). Lo studio ? stato condotto da Sabapathy P. Balasubramanian e?Barney J. Harrison, dell’Unit? accademica di Chirurgia oncologica dell’universit? di Sheffield (GB).

Br J Surg, 2011; 98(3):334-44

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Integrare vitamina D ? utile solo se?c’? carenza

22 Mag 2011 Pediatria

Se bambini e adolescenti presentano livelli di vitamina D nella norma ? improbabile che un’eventuale supplementazione arrechi loro qualche beneficio. Se invece si registrano carenze, gli apporti aggiuntivi potrebbero essere clinicamente utili, soprattutto ai fini della densit? minerale lombare e del contenuto totale di minerale osseo corporeo; questa indicazione richiede per? ulteriori conferme. Sono questi i punti salienti emersi da una revisione sistematica con metanalisi condotta da un team australiano di ricercatori guidato da Tania Winzenberg, del Menzies research institute, University of Tasmania, per la cui realizzazione sono stati considerati sei studi, per un totale di 343 partecipanti a cui era stato somministrato placebo e 541 che avevano ricevuto vitamina D per almeno 3 mesi. La supplementazione con vitamina D non ha determinato effetti statisticamente significativi sul contenuto totale di minerale osseo corporeo o sulla densit? minerale ossea di anca e avambraccio. ? stato evidenziato un modesto effetto sulla densit? minerale lombare (differenza media standardizzata: 0,15). Gli effetti sono risultati simili tra i partecipanti agli studi con alti livelli di vitamina D nel siero rispetto ai bassi livelli, sebbene sia stato osservato un trend di maggiore efficacia in termini di contenuto totale di minerale osseo corporeo nei soggetti con bassi livelli di vitamina D. Negli studi condotti su soggetti con deficienza vitaminica, gli effetti della supplementazione rispetto al basale si sono attestati su un aumento di 2,6 punti percentuali nel contenuto totale di minerale osseo corporeo e di 1,7 punti nella densit? minerale delle vertebre lombari.

BMJ, 2011; 342:c7254

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Attivit? fisica taglia rischio diabete gestazionale

Alti livelli di attivit? fisica prima della gravidanza o durante i primi mesi di gestazione contribuiscono a ridurre il rischio di sviluppare diabete mellito gestazionale. ? quanto emerge da una metanalisi coordinata da Deirdre K. Tobias, del dipartimento di Nutrizione ed Epidemiologia della Harvard School of Public Health, Boston. L’indagine ha preso in considerazione tutti gli studi pubblicati fino al marzo 2010 che avessero come oggetto il rapporto tra attivit? fisica e comparsa successiva di diabete mellito gestazionale. Sono stati quindi inseriti nella metanalisi sette studi condotti in donne in pre-gravidanza e cinque studi in donne nei primi mesi di gravidanza, compresi cinque studi di coorte prospettici, due caso-controllo retrospettivi e due trasversali. L’attivit? fisica prima della gravidanza ? stata valutata in 34.929 donne, tra le quali si sono registrati 2.813 casi di diabete mellito gestazionale; nelle donne con i livelli pi? alti di attivit? fisica si ? evidenziata una diminuzione del 55% del rischio relativo di diabete mellito gestazionale rispetto alle donne con i livelli pi? bassi di attivit? fisica (rapporto crociato combinato, Or combinato: 0,45). Nei cinque studi che si sono concentrati invece sulle donne gi? gravide, sono state prese in esame 4.401 partecipanti, nelle quali il diabete ? comparso in 361 casi; ? emerso cos? che le future mamme che nei primi mesi di gestazione facevano registrare i livelli pi? alti di attivit? fisica presentavano una diminuzione del 24% del rischio relativo di diabete mellito gestazionale rispetto alle donne con i livelli pi? bassi di attivit? fisica (Or combinato: 0,76). Questi dati dimostrano chiaramente come una moderata attivit? fisica sia da consigliare prima e durante la gravidanza per contrastare con efficacia la comparsa di diabete mellito gestazionale.

Diabetes Care, 2011; 34(1):223-9

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Indennit? di rischio da radiazioni

In ordine all’attribuzione della indennit?? di rischio da radiazioni, la normativa di settore ha distinto le seguenti due categorie di personale:
– personale medico e tecnico di radiologia, cui tali benefici vanno sempre riconosciuti;
?- altri operatori sanitari che operano nel servizio di radiologia, nonch? tutto il personale che si trova ad essere occasionalmente esposto a radiazioni ionizzanti, ai quali, invece, tali benefici possono essere concessi solo a condizione che la competente Commissione abbia accertato la concreta esposizione alle radiazioni.

L’indennit? di cui trattasi compete, pertanto, al personale che sia sottoposto con carattere di continuit? all’azione di radiazioni.

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Anti-Hpv protezione efficace anche per giovani maschi

Un ampio studio internazionale pubblicato su The New england journal of medicine sostenuto da Merck & Co., rivela che il vaccino Gardasil, prodotto dall’azienda, protegge dal Papillomavirus umano (Hpv) i ragazzi con la stessa efficacia con cui protegge le ragazze. L’efficacia sui maschi, valutata su tre anni, in un campione di 4.000 ragazzi tra 16 e 26 anni, risulta del 90%, contro diversi ceppi di Hpv che provocano tumore della cervice nelle donne, ma che sono stati correlati anche a tumori vulvari, anali e della gola. Un risultato simile a quello osservato nelle sperimentazioni su campioni femminili, in cui era quasi del 100%. Secondo gli autori della ricerca vaccinare i maschi comporta un beneficio diretto su chi lo riceve e su tutta la comunit?, perch? riducendo le infezioni negli uomini si riduce la trasmissione alle partner, ottenendo la cosiddetta immunit? di branco (herd immunity). La Food and drug administration ha approvato l’indicazione per le ragazze nel 2008 e per i ragazzi nel 2009, nella fascia 9-26 anni. Ma, sebbene i Centers for disease control and prevention, chiedano uno sforzo affinch?, il vaccino possa essere inserito nelle vaccinazioni scolastiche per le ragazze tra 11 e 12 anni, una commissione consultiva ha votato contro l’uso di routine del vaccino nei ragazzi.

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