Fluttuazioni glicemiche diurne correlate ai deficit cognitivi

29 Dic 2010 Geriatria

Nei soggetti anziani con diabete di tipo 2, l’ampiezza media delle escursioni glicemiche (Mage) nel periodo diurno ? associata a una riduzione del funzionamento cognitivo in modo indipendente dai tipici marker di controllo glicemico, come l’emoglobina glicosilata (HbA1c), la glicemia post-prandiale (Ppg) e la glicemia a digiuno (Fpg). Le fluttuazioni acute della glicemia durante il giorno dovrebbero quindi divenire un ulteriore target terapeutico in questa tipologia di pazienti rispetto a HbA1c, Ppg e Fpg. Sono le considerazioni conclusive di una ricerca effettuata da Maria Rosaria Rizzo e collaboratori del dipartimento di Geriatria e malattie metaboliche della Seconda universit? di Napoli. Il razionale dello studio consiste nel fatto che la Mage ? determinante nel controllo metabolico generale dell’organismo e che uno scarso controllo metabolico nei diabetici ? un fattore deflagrante ai fini delle performance cognitive. ? stato eseguito, in 121 pazienti anziani con diabete di tipo 2, un monitoraggio continuo della glicemia sottocutanea per 48 ore durante il quale sono stati calcolati Mage e Ppg. I soggetti sono stati sottoposti a test cognitivi costituiti da un punteggio composito di funzionamento esecutivo e attentivo e del Mini mental status examination (Mmse). La correlazione tra Mage e performance ai test cognitivi ? stata aggiustata per et?, marker di controllo glicemico e altri determinanti dello stato cognitivo. Si ? cos? dimostrato che il Mage ? correlato in modo significativo al Mmse e al punteggio cognitivo composito indipendentemente da et?, genere, indice di massa corporea, rapporto circonferenza vita/fianchi, assunzione di farmaci, attivit? fisica, pressione arteriosa media, Fpg, Ppg e HbA1c.

Diabetes Care, 2010. [Epub ahead of print]

 3,367 total views

La dieta nell’infanzia riduce il rischio di diabete di tipo 1

28 Dic 2010 Pediatria

Un intervento dietetico durante l’infanzia sembra in grado di promuovere effetti a lungo termine sui marker dell’autoimmunit? delle beta-cellule pancreatiche: tali marker possono riflettere un processo autoimmune che pu? determinare lo sviluppo di diabete di tipo 1. Lo segnala uno studio condotto da Mikael Knip, dell’universit? di Helsinki, e collaboratori, al termine di un trial randomizzato in doppio cieco effettuato su 230 bambini con suscettibilit? conferita da Hla al diabete di tipo 1 e almeno un familiare affetto dalla malattia. Quando la madre non poteva allattare durante i primi 6-8 mesi di vita, i bambini sono stati alimentati con una formula a base di caseina idrolizzata oppure una formula convenzionale basata sul latte vaccino (controlli). Durante un periodo di osservazione mediano di 10 anni i bambini sono stati sottoposti a una serie di misurazioni riguardanti gli autoanticorpi contro l’insulina, l’acido glutammico decarbossilasi, l’antigene 2 dell’insulinoma, il trasportatore 8 dello zinco e anticorpi contro le isole pancreatiche. I bambini sono stati monitorati fino al decimo anno d’et? per cogliere l’eventuale sviluppo di diabete di tipo 1. Il dato pi? importante riguarda il rapporto di rischio (Hr) non corretto per uno o pi? autoanticorpi che si rivela favorevole al gruppo idrolisato di caseina rispetto a quello controllo (0,54). Inoltre, l’Hr aggiustato per una differenza osservata nella durata dell’esposizione alle formule si ? attestata su 0,51, mentre il tasso di eventi avversi riportati era simile nei due gruppi. L’Hr non corretto e corretto per la positivit? per due o pi? autoanticorpi ? risultata, nel gruppo caseina rispetto al controllo, rispettivamente pari a 0,52 e 0,47.

N Engl J Med, 2010; 363(20):1900-8

 387 total views

Dalla gabapentina un trattamento della fibromialgia

Nel trattamento della fibromialgia, la pregabalina, alla dose di 450 mg/die, ? molto probabilmente efficace, anche se gli eventi avversi non sono da ignorare. ? questo il risultato pi? significativo di una revisione sistematica con metanalisi sull’impiego di gabapentina e pregabalina condotta da Thrasivoulos G. Tzellos e collaboratori del dipartimento di Farmacologia dell’universit? Aristotele di Salonicco (Grecia). I ricercatori hanno preso in considerazione alcuni recenti trial clinici randomizzati, in doppio cieco e placebo-controllati compiuti utilizzando pregabalina e gabapentina, due alternative promettenti per la cura della fibromialgia. Gli outcome primari per valutare i due farmaci sono stati l’incidenza della risposta al trattamento (riduzione >30% del dolore) e i tassi di drop-out dovuto all’assenza di efficacia; ? stata valutata anche l’incidenza dei comuni outcome avversi e il loro impatto sui tassi di drop-out. Dei quattro studi sottoposti a revisione, e che hanno coinvolto 2.040 pazienti, sono stati sottoposti a metanalisi i tre in cui era stata utilizzata la pregabalina. Ai dosaggi di 600, 450 e 300 mg al giorno, questo farmaco ? risultato efficace in confronto al placebo (Number needed to treat, Nnt: 7). Tutti i dosaggi sono risultati associati in maniera consistente ad effetti indesiderati (capogiri, sonnolenza, secchezza delle fauci, aumento di peso, edema periferico), problema che in un paziente su quattro potrebbe determinare l’abbandono della terapia (Number needed to harm, Nnh: 6). La metanalisi indiretta di confronto suggerisce che pregabalina alla dose di 450 mg/die potrebbe essere pi? efficace di 300 mg/die: un dato da interpretare con prudenza perch? non sono emerse invece differenze tra dosaggi di 600 e 300 mg cos? come tra 600 e 450 mg. Per quanto riguarda la gabapentina, i dati sono da considerare limitati.

J Clin Pharm Ther, 2010; 35(6): 639-56

 465 total views

Distinguere la polmonite dall’asma e dalla Bpco

24 Dic 2010 Pneumologia

La procalcitonina e la proteina C-reattiva (Pcr) sono entrambi biomarcatori in grado di distinguere la polmonite dalle riacutizzazioni dell’asma. La Pcr, in particolare, potrebbe essere utilizzata per guidare l’antibioticoterapia e ridurre l’abuso di antibiotici nei pazienti ospedalizzati con malattia respiratoria acuta. A queste conclusioni perviene uno studio condotto da Mona Bafadhel e collaboratori dell’Institute for lung health della university of Leicester (Regno Unito) su una popolazione di soggetti che, durante i mesi invernali 2006-2008, hanno avuto una diagnosi di polmonite acquisita in comunit?, riacutizzazione asmatica o broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). In totale sono stati esaminati 62 pazienti con polmonite, 96 con asma e 161 con Bpco. I livelli sierici di procalcitonina e Pcr sono risultati fortemente correlati. I pazienti con polmonite mostravano livelli aumentati dei due biomarker rispetto ai soggetti con asma o Bpco. In presenza di polmonite, infatti, i livelli di procalcitonina e Pcr si attestavano rispettivamente su una mediana di 1,27 ng/ml e 191 mg/L contro 0,03 ng/ml e 9 mg/L nei casi di asma e 0,05 ng/ml e 16 mg/L in quelli di Bpco. L’area sotto la curva Roc (receiver operating characteristic) per distinguere i pazienti con polmonite, e quindi con necessit? di terapia antibiotica, dai soggetti con riacutizzazioni asmatiche, in cui gli antibiotici non sono richiesti, era pari a 0,93 per la procalcitonina e a 0,96 per la Pcr. Infine, gli autori segnalano che un valore di Pcr superiore a 48 mg/L mostrava una sensibilit? del 91% e una specificit? del 93% nell’identificare i pazienti colpiti da polmonite.

Chest, 2010 Oct 28. [Epub ahead of print]

 908 total views,  2 views today

Proteinuria totale o albuminuria, marker pi? facili

La proteinuria totale e l’albuminuria sono ugualmente valide come marker predittivi di outcome renale e mortalit? in pazienti affetti da nefropatia cronica (Ckd). Il rapporto albumina/creatinina (Acr) e quello proteine totali/creatinina (Crp) sono efficaci, ai fini prognostici, tanto quanto la raccolta di campioni urinari nelle 24 ore, ma pi? comodi sia per i pazienti che per i clinici e i laboratori di analisi. Sia l’Acr sia il Pcr, inoltre, permettono di stratificare il rischio nei soggetti con Ckd. Sono le conclusioni di uno studio di coorte retrospettivo longitudinale effettuato da Shona Methven della Johns Stevenson Lynch renal unit del Crosshouse hospital, a Kilmarnock (Scozia, UK), e collaboratori, su 5.586 pazienti con Ckd e proteinuria. Lo scopo della ricerca era quello di testare la validit? predittiva delle misure basali di Acr, Pcr, albuminuria e proteinuria totale nelle 24 ore rispetto a tre outcome primari quali la mortalit? per tutte le cause, l’inizio della terapia per il trapianto renale (Rrt) e il raddoppio del livello della creatinina sierica. I partecipanti sono stati seguiti fino a un periodo mediano di 3,5 anni. Per tutti gli outcome, i rapporti di rischio sono risultati simili per Pcr e Acr: rispettivamente 1,41 e 1,38 per exitus, 1,96 e 2,33 per Rrt, 2,03 e 1,92 per raddoppio della creatininemia. Le curve Roc hanno mostrato performance quasi identiche per Acr e Pcr nei confronti delle tre misure d’esito. I rapporti di rischio di Acr e Pcr, rispetto a ogni misura di outcome, si sono dimostrati simili quando derivati da campioni di urina raccolti in modo casuale o a intervalli regolari, e se posti a confronto con l’escrezione nelle 24 ore delle proteine totali oppure dell’albumina.

Am J Kidney Dis, 2010 Oct 14. [Epub ahead of print]

 615 total views

Hiv: nevirapina nel periparto, lopinavir/ritonavir nel post

La somministrazione di una singola dose di nevirapina nel periparto ? il trattamento d’elezione per la prevenzione della trasmissione materno-fetale dell’Hiv nei Paesi poveri, pur esponendo alla selezione di ceppi resistenti. Due studi sul New England ora evidenziano che: nelle madri infette e in precedenza esposte al farmaco citato ? preferibile ricorrere a un trattamento antiretrovirale basato su lopinavir potenziato con ritonavir piuttosto che a nevirapina; nei bambini che hanno acquisito l’Hiv nonostante la profilassi periparto con nevirapina ? meglio sostituire quest’ultima con lopinavir negli schemi di trattamento. Il primo trial, coordinato da Shahin Lockman, del Brigham and women’s hospital di Boston, ha coinvolto 241 donne di sette Paesi africani, in precedenza sottoposte alla profilassi periparto e ora trattate con nevirapina (n=121) oppure con lopinavir e ritonavir (n=120). Un numero significativamente maggiore di pazienti incluse nel primo gruppo ha raggiunto l’endpoint primario (tempo trascorso fino al fallimento virologico o all’exitus) rispetto al secondo (26% vs 8%). Da sottolineare, per?, che in 500 donne senza precedente esposizione a nevirapina le percentuali dell’endpoint sono state uguali tra i due gruppi (14%). Ricapitolando, nelle donne gi? trattate con nevirapina nel periparto (non nelle altre) la terapia iniziale antiretrovirale basata su tenofovir-emcitrabina associata a lopinavir e ritonavir ? risultata superiore a quella associata a nevirapina. Analogamente, nei bambini Hiv-positivi nonostante la profilassi materna, ? apparsa migliore la terapia con zidovudina e lamivudina associata a ritonavir con lopinavir piuttosto che a nevirapina. Lo si evince dai risultati di un trial guidato da Paul Palombo, della Dartmouth medical school di Lebanon (Usa), su 164 bambini (et?: 6-36 mesi) di sei Paesi dell’Africa: il 39,6% dei pazienti trattati con nevirapina ha raggiunto l’endpoint primario (fallimento virologico o sospensione della terapia entro la 24ma settimana) contro il 21,7% di quelli in terapia con lopinavir e ritonavir.

N Engl J Med, 2010; 363(16):1499-1509

 474 total views

Iperplasia prostatica benigna, Cochrane revisiona finasteride

21 Dic 2010 Urologia

Nei pazienti con iperplasia prostatica benigna (Bph) l’impiego di finasteride, rispetto a placebo ed altri farmaci di confronto, riduce i sintomi del tratto urinario inferiore a lungo termine, ma ? meno efficace rispetto alla doxazosina. Lo suggerisce una revisione Cochrane condotta da James Tacklind, del Veterans affairs medical center di Minneapolis, e collaboratori su studi randomizzati in cui l’inibitore dell’alfa-reduttasi era posto a confronto con placebo o farmaci attivi per un periodo di tempo di almeno sei mesi, considerando come outcome primario la variazione di quattro punti in una scala validata per i sintomi urinari. Rispetto al placebo, finasteride ha dimostrato di diminuire i disturbi a lungo termine riducendo il rischio di progressione di Bph, ma a breve termine, invece, non si sono osservati significativi miglioramenti sintomatologici. Sui sintomi a lungo termine finasteride ? risultata meno efficace di doxazosina o terazosina e comparabile a tamsulosina. Doxazosina e terazosina, inoltre, hanno mostrato maggiori probabilit? di risultare efficaci sul picco di flusso urinario e sulla nicturia. La terapia di combinazione con alfa-bloccanti (doxazosina, terazosina) ? apparsa migliore della monoterapia con finasteride sui sintomi a lungo termine, mentre i vantaggi a breve e lungo termine dell’associazione finasteride doxazosina sono risultati paragonabili a quelli della sola doxazosina: tale combinazione ha migliorato i sintomi rispetto alla monoterapia con l’alfa-bloccante solo nei pazienti con dimensioni prostatiche medie (da 25 a <40 mL) o grandi (=/> 40 mL) ma non in presenza di piccole dimensioni. Gli eventi avversi dovuti a finasteride sono stati rari ma, rispetto sia al placebo sia a doxazosina, hanno comportato un aumento del rischio di impotenza, disfunzione erettile, riduzione della libido e disordini dell’eiaculazione. In confronto a terazosina, invece, si sono ridotti i problemi eiaculatori come pure la comparsa di astenia, ipotensione posturale e vertigini.

Cochrane Database Syst Rev, 2010; 10:CD006015

 425 total views

Varianti Mutyh e rischio di cancro colorettale

La presenza biallelica di varianti difettose del gene Mutyh, coinvolto nei meccanismi di riparazione del Dna, determina un aumento del rischio di cancro colorettale di 28 volte. ? questo il risultato pi? rilevante di un’ampia metanalisi collaborativa internazionale, coordinata da Evropi Theodoratou, dell’istituto di Genetica e medicina molecolare dell’universit? di Edinburgo, effettuata su 20.565 casi e 15.524 controlli con lo scopo di definire e precisare le stime di rischio di cancro colorettale associate con la condizione di portatore di varianti mono- e bialleliche di Mutyh – noto per essere associato alla poliposi e per predisporre alla neoplasia intestinale come tratto autosomico recessivo – verificando anche l’influsso esercitato dall’et? e dal genere. Sono stati utilizzati tre modelli di regressione logistica: uno “crudo”, un secondo corretto per et? e sesso, e un terzo aggiustato per et?, sesso e studio. In tutti e tre i casi sono stati prodotti risultati molto simili. Oltre al dato citato, sono emersi significativi effetti biallelici anche per specifiche mutazioni di Mutyh, in particolare per G396D e per i soggetti eterozigoti Y179C/G396D; si ? rilevato anche un marginale effetto monoallelico per la mutazione Y179C. Infine, un’analisi raggruppata di tutti i dati pervenuti, pubblicati e non pubblicati, ha dimostrato effetti biallelici per Mutyh, G396D e Y179C e un effetto marginale monoallelico solo per le varianti Mutyh e Y179C.

Br J Cancer, 2010 Nov 9.

 487 total views

Ecografia e malformazioni del feto: il tema della prova

Cassazione civile – il fatto stesso che una donna sostenga che si sarebbe avvalsa della facolt? di interrompere volontariamente la gravidanza se fosse stata informata della grave malformazione del feto, presuppone l’implicita affermazione della sussistenza ipotetica delle condizioni di legge per farvi ricorso, tra le quali si annovera, dopo il novantesimo giorno di gestazione, la qualificabilit? come pericolo per la salute fisica o psichica del trauma connesso all’acquisizione della notizia.
La Corte di cassazione ha delineato il profilo sopra richiamato applicandolo al caso originato da una azione giudiziaria intrapresa nei confronti di due medici ecografisti allorquando, in una clinica ostetrica e ginecologica di un Policlinico universitario, nasceva un bambino affetto da una gravissima malformazione (“mielomeningocele lombosacrale ed idrocefalia”, comportante un’invalidit? permanente del 100%), non diagnosticata a seguito dei controlli ecografici cui la madre s’era sottoposta presso lo stesso reparto sanitario.
I genitori del piccolo sostennero che, per non essere stata informata della malformazione del feto, la madre non era stata posta in condizione di interrompere la gravidanza. [Avv. Ennio Grassini]

 427 total views

Melanoma sottile: identificato un segno demoscopico

Isola dermoscopica. ? questo il termine con il quale ? stato definito un nuovo descrittore specifico per il melanoma sottile (di difficile diagnosi) da un’?quipe di ricercatori dei dipartimenti di Dermatologia e Patologia delle Universit? di Modena e Reggio Emilia, guidata da Stefania Borsari. Il reperto si presenta come un’area ben circoscritta, caratterizzata da un pattern dermoscopico uniforme, che differisce dal resto della lesione pigmentata. Allo scopo di determinare la frequenza e le caratteristiche dell’isola dermoscopica nelle lesioni melanocitiche e di stabilirne la specificit? nella diagnosi di melanoma, sono state esaminate le immagini di 96 melanomi in situ, 266 melanomi invasivi e 612 nevi atipici, ricavate da lesioni escisse tra il 2003 e il 2008 di cui si sono studiate anche le caratteristiche istologiche e cliniche. L’isola dermoscopica ? stata riscontrata nel 10,4% dei melanomi in situ, nel 4,1% dei melanomi invasivi, e nel 3,1% dei nevi atipici. Il rapporto incrociato (odds ratio) per melanoma ? risultato pari a 1,922, mentre la specificit? si ? attestata sul 96,9%. I melanomi invasivi in cui si riconosceva l’isola – di aspetto principalmente reticolare su sfondo pure reticolare – erano pi? sottili di quelli privi del descrittore. Inoltre, pi? della met? dei melanomi con il reperto sotto studio aveva preso origine da un nevo. L’isola dermoscopica, concludono gli autori della ricerca, ? caratteristico del melanoma sottile che insorge da un nevo e pertanto pu? essere considerato un potenziale segno precoce di trasformazione di un nevo in un melanoma.

Arch Dermatol, 2010; 146(11):1257-62

 982 total views,  1 views today

1 80 81 82 83 84 258

Search

+
Rispondi su Whatsapp
Serve aiuto?
Ciao! Possiamo aiutarti?