Enterocolite necrotizzante e cardiopatie congenite

31 Lug 2009 Pediatria

I neonati con cardiopatie congenite ed enterocolite necrotizzante presentano un minor rischio di esiti negativi a breve e lungo termine legati all’enterocolite rispetto alle loro controparti dal cuore sano: ? stato quindi proposto il termine “NEC cardiogena” per definire questo processo patologico distinto. Se si inizia ad accettare il fatto che si tratta di una patologia a s? stante, sar? possibile chiarire alcune delle differenze nel processo patologico ed adattare di conseguenza il trattamento. Attualmente infatti tutti i casi vengono trattati allo stesso modo, trascurando il fatto che il bambino cardiopatico potrebbe avere un’enterocolite dalle cause differenti rispetto a quella che si presenta in un bambino soltanto prematuro: in questo modo si garantisce il supporto, ma non si cura realmente la malattia. E’ possibile che i bambini con NEC cardiogena possano trarre beneficio da uno stretto controllo dell’efflusso cardiaco e dal potenziamento della perfusione splancnica in luogo di misure pi? aggressive come la laparotomia. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare quindi l’efficacia delle diverse modalit? terapeutiche nella cura della NEC cardiogena. (Pediatrics. 2009; 123: e901-6)

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Atresia biliare: bypass duttale opzione migliore

28 Lug 2009 Pediatria

Pi? precocemente viene effettuato l’intervento di Kesai per bypassare i dotti biliari extraepatici in caso di atresia biliare, migliori sono gli esiti a lungo termine: ci? giustificherebbe lo screening neonatale di routine per questo problema. La diagnosi precoce infatti consente di effettuare l’intervento pi? precocemente, aumentando cos? le probabilit? di poter conservare il fegato e diminuendo quelle di dover ricorrere ad un trapianto precoce in et? infantile o anche nell’intero arco della vita. Sarebbe dunque opportuno che il medico chiedesse sempre ai genitori del bambino il colore delle sue feci, senza limitarsi ad accettare il fatto che essi le definiscano come “normali”: in caso di pelle itterica con feci pallide, l’atresia biliare ? una diagnosi possibile. (Pediatrics 2009; 123: 1280-6)

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Nefropatie infantili: prevalente deficit vitamina D

17 Lug 2009 Pediatria

Vi ? un’elevata e sempre crescente prevalenza di deficit di vitamina D nei bambini con nefropatie croniche, il che aggrava il loro gi? elevato rischio di problemi di sviluppo delle ossa. Il deficit di vitamina D nei bambini infatti influenza negativamente lo sviluppo osseo riducendone la mineralizzazione, il che si aggiunge all’osteodistrofia renale in presenza di nefropatie croniche. Le linee guide attualmente in vigore suggeriscono di controllare i livelli di 25(OH)D se quelli di PTH sierico sono al di sopra dei valori ottimali dal secondo stadio della nefropatia cronica in avanti, ma l’entit? del deficit di vitamina D in questi bambini non era finora mai stata valutata. I deficit di solito sono pi? gravi nei bambini ispanici, il che convalida la nozione secondo cui l’aumento del contenuto cutaneo in melanina diminuisce la produzione di vitamina D nella pelle: si tratta di un problema che riguarda bambini ed adolescenti, specialmente se di pelle scura, ma potrebbe anche essere un’ulteriore minaccia per la salute dell’osso in presenza di nefropatie croniche ed alterazioni del metabolismo della vitamina D, La tendenza all’incremento della prevalenza di questi deficit potrebbe essere un dato falso derivante dall’aumento delle richieste di esami da parte dei medici in cui ? aumentato il livello di sospetto, oppure potrebbe essere frutto della variazione dell’esposizione al sole nel tempo. (Pediatrics. 2009; 123: 791-6)

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Infezioni tratto urinario e radiografia nel bambino

26 Apr 2009 Pediatria

Gli studi radiografici di routine potrebbero non essere indicati a seguito di una prima infezione febbrile del tratto urinario nei bambini con una situazione ecografica prenatale normale. A seguito di questi episodi sono state raccomandate ecografia, cistografia minzionale e scintigrafia DMSA, ed inoltre recenti studi hanno suggerito che la profilassi antibiotica non riduce l’incidenza degli episodi infettivi urinari nei bambini con reflusso vescicoureterale di basso grado. In base a quanto rilevato, per?, i benefici di ecografia e scintigrafia in fase acuta o della cistouretrografia in genere sono minimi. Andrebbe invece effettuata una scintigrafia DMSA sei mesi dopo l’infezione per rilevare l’eventuale formazione di cicatrici correlata all’ipertensione a lungo termine, la proteinuria ed i danni a carico della funzionalit? renale, anche se quest’ultima ? un’evenienza piuttosto rara. Anche la sorveglianza dovrebbe essere prolungata onde identificare eventuali recidive che potrebbero richiedere ulteriori indagini. Altri usi di queste indagini in fase acuta, anche se portassero a risultati positivi, non darebbero adito ad alcuna variazione nella gestione del paziente, oppure a variazioni i cui benefici sono al meglio incerti. In assenza di valutazioni ecografiche prenatali, comunque, sarebbe ragionevole effettuare un’ecografia onde escludere la possibilit? di malformazioni genitourinarie congenite. (Pediatrics. 2009: 123; e239-46)

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Disfagia neonatale: nuova strategia

24 Apr 2009 Pediatria

I neonati con gravi forme di disfagia possono imparare a nutrirsi da soli, eliminando la necessit? di tubi gastrostomici a lungo termine: l’approccio implica studi della motilit? faringoesofagea e trattamenti individualizzati da parte di un team multidisciplinare di specialisti. Osservando l’andamento della nutrizione per via orale e gli aspetti neurofisiologici della deglutizione e della respirazione ? possibile guidare lo sviluppo di approcci nutrizionali multidisciplinari che ovviano alla necessit? della nutrizione gastrostomica cronica. La manometria inoltre potrebbe avere un potere predittivo superiore a quello della videofluoroscopia nell’identificazione dei pazienti che potrebbero ottenere il successo con programmi interventistici vigorosi. Questi dati hanno anche delle implicazioni economiche, potendo condurre ad un risparmio enorme per le famiglie di questi bambini. (J Pediatr Gastroenterol Nutr online 2009, pubblicato il 6/2)

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Steatoepatite non alcolica pediatrica

16 Gen 2009 Pediatria

L’obesit? addominale contribuisce alla fibrosi epatica nei bambini con steatosi epatica non alcolica. La circonferenza della vita ? largamente accettata come fattore di rischio di malattie cardiovascolari e sindrome metabolica, ed una contribuzione della sindrome metabolixca, e specialmente della circonferenza della vita, alla fibrosi epatica in questi bambini era stata fortemente sospettata. La prevalenza dell’obesit? e delle complicazioni ad essa associate ? in aumento nell’infanzia: l’associazione osservata con la steatosi epatica non alcolica rende essenziale per la sanit? prestare attenzione a prevenzione, diagnosi e trattamento della steatosi epatica in et? precoce. Allo stesso modo che negli adulti, la valutazione dell’adiposit? addominale potrebbe rappresentare un utile strumento per l’identificazione dei bambini con steatosi epatica non alcolica che hanno fibrosi. Il razionale dell’uso della circonferenza della vita nella pratica clinica consiste nel fatto che si tratta di un parametro surrogato dell’adiposit? addominale, e marcatamente di un fattore predittivo di complicazioni cardiometaboliche precoci e tardive dell’obesit? infantile. (Gut 2008; 57: 1283-7)

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Operare la tiroide ? meno rischioso nei piccoli

7 Gen 2009 Pediatria

Nel complesso, i bambini vanno incontro ad un maggior tasso di complicazioni dopo un intervento chirurgico a carico di tiroide e paratiroidi. Ci? ? particolarmente validi nei bambini pi? piccoli, nelle minoranze e nelle famiglie a reddito pi? basso. I tassi di complicazioni comunque risultano pi? ridotti quando l’intervento viene effettuato da chirurghi che affrontano un gran numero di operazioni del genere. Fra i pi? potenti fattori predittivi di esiti peggiori figurano reddito familiare al di sotto della media e chirurgo non esperto. Indirizzare questi pazienti sempre verso chirurghi esperti potrebbe determinare esiti migliori per i bambini, il che avrebbe un impatto sul resto delle loro vite. La diminuzione dei tassi di complicazioni comunque richiede anche l’aumento della consapevolezza dell’importanza di una diagnosi precoce sia nei genitori che nei pediatri. (J Clin Endocrinol Metab 2008; 93: 3058-65)

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Tumori infantili in costante aumento: perch

21 Ott 2008 Pediatria

Tumori infantili in costante aumento, ma mortalit? in costante diminuzione. Lo rende noto il Rapporto AIRTUM 2008 – Tumori infantili. Incidenza, sopravvivenza, andamenti temporali, realizzato dall?AIRTUM in collaborazione con l?Associazione italiana di emato-oncologia pediatrica (AIEOP) e con il sostegno dell?IST di Genova e del CCM (Centro controllo e prevenzione delle malattie – Ministero della salute). Il Rapporto AIRTUM offre finalmente anche per i tumori infantili e dell?adolescente una qualit? e un dettaglio informativo analoghi a quelli raggiunti per le altre fasce di et?.?
Lo studio fornisce una misura aggiornata dell?incidenza e della sopravvivenza dei soggetti con tumore in et? pediatrica (anni 0-14) e adolescenziale (anni 15-19), basata sui dati raccolti da 23 registri dell?Associazione Italiana Registri Tumori (la mappa dei Registri attivi in Italia ? disponibile sul sito www.registri-tumori.it). Sono inoltre pubblicati gli andamenti temporali di incidenza, sopravvivenza e mortalit?, e le stime del numero di casi attesi in Italia da qui al 2015. Sono riportati anche i dati del Registro ospedaliero dell?Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica (AIEOP).
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Relativamente al periodo di osservazione 1998-2002,?nell?area coperta dai registri tumori i tassi d?incidenza della malattia sono i seguenti:
bambini 0-14 anni:??175,4 casi per milione/anno
ragazzi 15-19 anni:??270,3 casi per milione/anno?
Il tasso di incidenza per tutti i tumori pediatrici in Italia ? pi? alto di quello rilevato negli anni novanta negli Stati Uniti (158) e in Europa (140). Attualmente in Germania ? 141, in Francia ? 138.?
Pur restando una patologia rara, tra il 1988 e il 2002 (tre quinquenni) si ? osservato un aumento della frequenza del 2 per cento?annuo, passando da?146,9 casi nel periodo 1988-1992?a 176,0 casi? nel periodo 1998-2002.
L?incremento pi? consistente riguarda i bimbi sotto l?anno di et? (+3,2 per cento), seguiti da quelli tra 10 e 14 anni (+2,4 per cento), mentre ? simile negli altri due gruppi (+1,6 per cento nella fascia di et? 1-4 anni, +1,8 per cento tra i 5 e i 9 anni).?
I tre tumori pi? frequenti nei bambini sono tutti in aumento: leucemie +1,6 per cento annuo;?linfomi +4,6 per cento annuo;?tumori del sistema nervoso centrale +2,0 per cento annuo.
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Un fenomeno simile ? stato osservato in diversi Paesi, ma in Italia il cambiamento percentuale annuo risulta pi? alto che in Europa:
– per l?insieme di tutti i tumori (+2 per cento vs 1,1 per cento)
– per le leucemie (+1,6 per cento vs 0,6 per cento)
– per i tumori del sistema nervoso centrale (+2 per cento vs 1,7 per cento)
– e per i linfomi (+4,6 per cento vs 0,9 per cento).
Negli Stati Uniti, invece, il tasso per tutti i tumori non ? aumentato in modo significativo (+0,6 per cento), l?incremento delle leucemie ? dello 0,4 per cento e i tumori del SNC sono stabili (-0,1 per cento).?
Per i casi rilevati nel 1998-2002, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi ha raggiunto complessivamente il 78 per cento per i tumori in et? pediatrica e l?82 per cento?per i tumori dell?adolescente. Lo studio non ha rilevato differenze statisticamente significative nella sopravvivenza dei bambini e degli adolescenti residenti nelle diverse aree geografiche del Paese. Le previsioni non sono rosee per i bambini tra 0 e 14 anni. Le stime, calcolate utilizzando le informazioni raccolte nelle aree coperte dai Registri tumori e i dati di popolazione forniti dall?ISTAT, indicano che in Italia ci sar? un aumento dei casi tra i pi? piccoli. Nel gruppo dei ragazzi, invece, i casi passano da 3974 nel periodo 2001-05 a 3752 nel periodo 2011-15.??

La fotografia aggiornata dei dati riguardanti i tumori infantili ? essenziale per tenere sotto controllo la malattia, per organizzare la distribuzione delle risorse e per valutare il numero di soggetti coinvolti negli studi clinici finalizzati a valutare le terapie pi? efficaci. Oltre a migliorare i trattamenti e il funzionamento del servizio sanitario, i risultati presentati in questo studio dovrebbero servire da stimolo per promuovere ricerche specifiche e approfondimenti sulle cause dei tumori infantili. Ma a che cosa si deve l?aumento dell?incidenza??

“Verosimilmente intervengono fattori diversi”, spiega Corrado Magnani, coordinatore scientifico del Gruppo di lavoro AIRTUM. “Almeno una parte della variazione ? da attribuire ai miglioramenti della diagnosi e non a fattori causali. I progressi del servizio sanitario nazionale e delle tecniche di diagnosi e cura hanno fatto s? che molti casi di tumore in passato misconosciuti siano oggi correttamente diagnosticati e trattati. All?opposto, esiste molta incertezza sui possibili fattori causali di questi tumori e sulla proporzione attribuibile a fattori esterni oppure a fattori genetici”.?
“E’ un aumento reale ed ? prioritario andare a ricercare le cause di questo fenomeno”, commenta Franco Berrino, direttore del Dipartimento di Medicina preventiva dell?Istituto dei tumori di Milano, “la quota di casi generata dal miglioramento diagnostico non spiega interamente il fenomeno, occorre indagare in tutte le direzioni e approfondire le indagini sui fattori che sollevano qualche sospetto, compresi quelli dovuti all?inquinamento ambientale”.?
“E? difficile evincere l?impatto del miglioramento diagnostico sull?aumento del numero dei casi, la questione dovrebbe essere approfondita cos? come il possibile ruolo dei fattori ambientali”, afferma Benedetto Terracini, direttore di Epidemiologia & Prevenzione e fondatore, nel 1967,? del primo registro dei tumori infantili italiano. “Un messaggio chiaro? riguarda la qualit? dell?erogazione delle cure nel nostro paese. I bambini italiani non hanno nulla da invidiare ai loro coetanei scandinavi o canadesi, e? non sembrano esservi differenze nell?accesso alle migliori terapie per area di residenza. Sono per? necessarie scelte? politiche in merito alle migrazioni sanitarie (principalmente da Sud a Nord). Le autorit? sanitarie debbono decidere se ? preferibile incrementare i centri di eccellenza al Sud oppure? facilitare la vita delle famiglie che forzatamente debbono far curare un loro bambino al Nord”.
Bibliografia. Rapporto AIRTUM 2008 – Tumori infantili. Incidenza, sopravvivenza, andamenti temporali. Epidemiologia & Prevenzione 2008; 32(3) Suppl 2: 1-112.

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Coliche infantili: efficace terapia probiotica

10 Set 2007 Pediatria

Il Lactobacillus reuteri pu? avere un ruolo nel trattamento delle coliche infantili, migliorando rapidamente e significativamente i sintomi correlati.
Il profilo di sicurezza dei probiotici li rende un’alternativa favorevole a tutte le altre opzioni terapeutiche per neonati allattati al seno con coliche.
E’ possibile che il probiotico abbia un effetto antinfiammatorio sull’intestino, modulando la risposta immune e pertanto anche la motilit? dell’intestino infantile.
Dato che ceppi di probiotici specifici hanno propriet? e target peculiari nella microflora batterica intestinale, esercitando effetti diversi sulla salute, potrebbero essere effettuati ulteriori studi per esaminare il ruolo di altre specie probiotiche e per identificare il ceppo ideale per il trattamento delle coliche infantili.

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Emangiomi infantili: corticosteroidi sistemici arrestano proliferazione

31 Ago 2007 Pediatria

I corticosteroidi riducono in modo efficace le dimensioni degli emangiomi infantili. In questo senso, i corticosteroidi per via orale a somministrazione giornaliera offrono maggiori benefici di quelli per via endovenosa ad alte dosi somministrati mensilmente con terapia intermittente, ma al prezzo di un aumento degli effetti collaterali. Gli emangiomi infantili sono i pi? comuni ematomi benigni, ed interessano il 15-20 percento dei neonati: bench? la maggior parte di essi vada incontro a risoluzione spontanea in et? infantile, circa il 10 percento di essi richiedono trattamento a causa di danni funzionali o potenziale per sfiguramenti significativi. Il trattamento standard impiegato nella maggior parte dei casi ? rappresentato da corticosteroidi per via orale. Tale trattamento ? spesso temuto per via degli effetti collaterali, ma il presente studio ha dimostrato che essi sono transitori e per la maggior parte gestibili. Il trattamento comunque deve essere individualizzato, sulla base dello stadio e delle dimensioni dell’emangioma e del metabolismo degli steroidi. Sono inoltre necessari ulteriori studi sugli effetti a lungo termine dei corticosteroidi su crescita e sviluppo complessivo. (Pediatrics 2007; 119: 1239-47)

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