Tecniche a confronto per l’incontinenza urinaria

14 Giu 2010 Urologia

Per la terapia chirurgica dell’incontinenza urinaria femminile da stress, le bendarelle retropubiche mediouretrali (Rt) senza tensione (tension-free midurethral tapes) dovrebbero rappresentare la prima opzione, ma in futuro quelle transotturatorie (Tot) verranno utilizzate sempre di pi?. ? quanto emerge da una revisione sistematica con metanalisi di dati comparativi circa il ricorso alle tecniche pi? diffuse quali colposospensione di Burch, fionde (sling) pubovaginali, Rt e Tot, effettuata da Giacomo Novara, della Clinica urologica dell’Universit? di Padova, e collaboratori. Utilizzando Medline, Embase, Scopus, i database Web of Science e il Cochrane Database of Systematic Reviews, sono stati selezionati 39 trial randomizzati controllati, da includere nell’analisi. ? emerso che le donne trattate con RT presentano tassi di cura complessiva (Or: 0,61) e obiettiva (Or: 0,38) – valutati con il test della tosse – significativamente pi? alti di quelle sottoposte a colposospensione o ad applicazione di sling. D’altra parte, con Rt ? superiore il rischio di perforazione della vescica (Or: 4,94). Le pazienti trattate con Rt e sling pubovaginali presentano simili tassi di cura. Tuttavia, nel secondo caso c’? una probabilit? leggermente superiore di sperimentare sintomi da riempimento delle basse vie urinarie (Or: 0,31) e di avere una maggiore frequenza di reintervento (Or: 0,31). Nelle donne in cui si ? impiegato il Rt si registrano tassi di cura obiettiva un poco pi? alti (Or: 0,8) rispetto all’impiego del Tot; i tassi di cura soggettiva comunque sono simili e le pazienti trattate con Tot hanno avuto un rischio molto inferiore di perforazioni vescicali e vaginali (Or: 2,5), ematoma (Or: 2,62) e sintomi da riempimento del tratto urinario inferiore (Or: 1,35). L’eterogeneit? delle misure di outcome e la breve durata dei follow-up, fanno notare gli autori della revisione, limitano la solidit? dei riscontri.

Eur Urol, 2010 Apr 23. [Epub ahead of print]

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Estrone alto, anziani a rischio di cancro prostatico

12 Giu 2010 Urologia

Nei soggetti pi? anziani, livelli molto elevati di estrone sono fortemente associati a un rischio aumentato di cancro prostatico incidente. Nessun altro ormone sessuale risulta correlato allo sviluppo successivo di questa neoplasia. ? quanto emerso in uno studio caso-coorte, condotto nell’ambito dell’Osteoportic fractures in men study su soggetti di et? >/= 65 anni residenti in comunit? e reclutati da sei cliniche statunitensi. Dopo un follow-up medio di 4,7 anni, tutti gli uomini con cancro prostatico incidente confermato e un campione casuale dell’intera coorte (sottocoorte; et? media: 73 anni) sono stati selezionati per l’analisi: dopo aver escluso i pazienti con storia di cancro prostatico e quelli che riferivano al basale una terapia con androgeni o antiandrogenica, sono rimasti da studiare 275 casi e 1.652 non-casi con misure complete degli ormoni sessuali. Al basale (prediagnosi) sono stati analizzati i livelli sierici di testosterone, estradiolo, estrone e sex-hormone binding globulin; l’associazione tra tumori incidenti e ogni ormone sessuale ? stata poi calcolata mediante modelli di rischio a regressione proporzionale secondo Cox aggiustati per et?, razza, luogo dello studio, indice di massa corporea e tempo/persona. Si ? cos? evidenziato che, nella sottocoorte, il rischio di cancro prostatico per i soggetti dei tre quartili pi? elevati (>24,9 pg/dL), rispetto a quello degli uomini nel quartile inferiore, era quasi quattro volte superiore (3,93 dopo aggiustamento per la frequenza cardiaca).

Urology, 2010 May 7. [Epub ahead of print]

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Raddoppio precoce del PSA non affidabile

17 Gen 2010 Urologia

Negli uomini con recidiva biochimica di ca prostatico dopo prostatectomia radicale, il tempo di raddoppio precoce dell’antigene specifico della prostata (ePSADT) basato sui risultati di esami ultrasensibili del PSA non correla bene con il PSADT standard. Questo il risultato di uno studio della Duke university di Durham, North Carolina; tenendo conto che l’ePSADT ? considerato come l’intervallo tra il primo livello rilevabile di PSA pari o inferiore a 0,001 ng/mL fino al primo livello di 0,20 ng/mL o pi? e che lo standard PSADT ? calcolato usando livelli di PSA di almeno 0,20 ng/mL, il dato emerso dal lavoro statunitense ? ritenuto importante in quanto dimostra che per un uomo con un PSA in rapida salita a livelli molto bassi (meno di 0,2 ng/mL), il PSA non necessariamente continua ad aumentare allo stesso ritmo. A questi soggetti, pertanto, andrebbe data l’opportunit? di sottoporsi a radioterapia e non presumere che la malattia sia gi? metastatica e pertanto la radiazione sia inutile, semplicemente a causa di un aumento molto veloce del PSA. Gli autori hanno rivisto i dati relativi a 157 uomini sottoposti a prostatectomia radicale e nei quali erano calcolabili l’ePSADT e il PSADT: nonostante il primo fosse significativamente correlato con il secondo, l’associazione complessiva era modesta o povera. “Solo 39% degli uomini con gli ePSADT pi? brevi (meno di 3 mesi) aveva un PSADT inferiore ai 9 mesi. In ogni caso” concludono “un lungo ePSADT correla bene con un lungo PSADT e ci? ? molto utile per identificare uomini a basso rischio di mortalit? cancro-specifica molto precoce nella recidiva biochimica”. (A.Z.)

BJU Int, 2009;104:1604-1609

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Cancro prostatico, rischio maggiore da Trichomonas

18 Nov 2009 Urologia

L’infezione sessualmente trasmessa da Trichomonas vaginalis ? associata a un aumentata incidenza di forme avanzate o letali di cancro della prostata. ? quanto risulta da uno studio caso-controllo condotto dall’Harvard school of public health (Hsph) e dal Brigham and Women’s Hospital. Il T. vaginalis, che rappresenta la pi? comune infezione non virale sessualmente trasmessa, pu? risalire lungo l’uretra e contagiare l’epitelio prostatico, causando un’infiammazione sia acuta sia cronica, potenziale fattore di rischio per lo sviluppo della neoplasia. In questo studio, i ricercatori hanno analizzato campioni di sangue di 673 uomini con cancro prostatico partecipanti al Physicians’ health study e hanno comparato lo stato infettivo basandosi sui livelli di anticorpi anti-T. vaginalis in 673 soggetti pari per et?, fumo e follow-up. L’infezione da T. vaginalis ? risultata associata a un rischio maggiore di due volte di sviluppare un cancro prostatico, di stadio avanzato alla diagnosi, e a un aumento quasi di tre volte di forme neoplastiche potenzialmente letali. Essendo l’infezione facilmente trattabile con un regime antibiotico a basso costo, si suggerisce che il trattamento precoce delle infezioni da T. vaginalis possa essere importante per la prevenzione del cancro prostatico. (A.Z.)

Journal of the national cancer, 2009; published online September 9

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Incontinenza da prostatectomia radicale: la Duloxetina riduce la perdita urinari

16 Ott 2009 Urologia

Fino al 70% dei pazienti che si sottopongono a prostatectomia radicale si lamenta di perdita urinaria, ma l?incontinenza da stress che persiste 1 anno dopo l?intervento chirurgico interessa meno del 5% dei pazienti.

La Duloxetina ( Yentreve ) ? un inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina che produce sollievo dei sintomi dell?incontinenza urinaria da stress.

Uno studio ha valutato l?efficacia della Duloxetina nel management dell?incontinenza urinaria dopo prostatectomia radicale ed il suo impatto sui parametri urodinamici, come la pressione di chiusura uretrale massima ( MPCU ), abdominal leak point pressure ( ALPP ) e retrograde leak point pressure ( RLPP ).

Allo studio hanno partecipato 18 uomini con incontinenza urinaria da stress, 12 mesi dopo la prostatectomia radicale.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti al test del pannolino ( pad test ) per quantificare il grado di urina persa, ed una valutazione urodinamica prima e dopo un trattamento della durata di 3 mesi con Duloxetina ? stata eseguita.

Alla valutazione di pretrattamento il valore medio di ALPP era 52.1cm H2O, MUCP era 52.5cm H2O, e RLPP era 43.1cm H2O.

Dopo 3 mesi di trattamento con Duloxetina, il valore medio di ALPP era 59.1cm H2O, MUCP era 67.3cm H2O, e RLPP era 45.1cm H2O.

L?impiego della Duloxetina ha comportato lieve aumento della pressione di chiusura uretrale massima ed una significativa riduzione della perdita urinaria.
L?azione della Duloxetina a livello dello sfintere estrinseco, fa si che il farmaco non rappresenti un?opzione di trattamento completo per l?incontinenza post-prostatectomia.

Zaharion A et al, Urol Int 2006; 77: 9-12

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Urgenza urinaria e cognizione nell’anziano

20 Feb 2009 Urologia

Nell’anziano non disabile, gravi cambiamenti nella materia bianca correlati all’invecchiamento sono associati alla comparsa di urgenza urinaria. I problemi della minzione, tanto frequenti nell’anziano, possono dunque almeno parzialmente dipendere da una disfunzione cerebrale derivante da malattie cerebrovascolari. Ci? ? dimostrato dal fatto che i pazienti con i pi? grandi cambiamenti cerebrali di origine vascolare sono a maggior rischio di sviluppare questi disturbi rispetto a quelli con cambiamenti soltanto minimi, una volta considerati anche altri fattori. Questi dati in futuro potrebbero avere implicazioni terapeutiche. (J Am Geriatr Soc 2008; 56: 1638-43)

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Il blocco migliore nella biopsia prostatica

21 Mag 2008 Urologia

Nell’applicazione dell’anestesia locale per la prevenzione del dolore durante la biopsia ambulatoriale della prostata, sia il sito di blocco che il target della biopsia influenzano il dolore. Bench? l’iniezione sia la parte pi? fastidiosa della procedura, il blocco prostatico apicale o quello intraprostatico risultano superiori al blocco prostatovescicale, di applicazione pi? comune. I dati derivanti dal presente studio potrebbero determinare un cambiamento della pratica clinica, con un miglioramento della tolleranza della procedura da parte del paziente ed una diminuzione del disagio susseguente. (Cancer 2007; 110: 1708-14)

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Dutasteride nel trattamento dell?ipertrofia prostatica benigna

28 Set 2007 Urologia

Nel corso dell?Annual Congress / European Association of Urology, tenutosi a Vienna sono stati presentati i dati riguardo alla Dutasteride ( Avodart ), un inibitore della 5 alfa ? reduttasi, nel trattamento dell?iperplasia prostatica benigna, nota anche come ipertrofia prostatica benigna.

Il trattamento con Dutasteride per 4 anni ha prodotto una riduzione significativa del volume prostatico totale ( – 27% ), un miglioramento di 6,5 punti alla scala AVA?SI ( American Urological Association ? Symptom Index ).

A 4 anni il flusso urinario ? aumentato a 2,7 ml/sec.

Inoltre la Dutasteride ha ridotto a 2 anni il rischio di ritenzione urinaria acuta e di intervento chirurgico del 57% e del 48%, rispettivamente.

La Dutasteride ? il primo inibitore della 5 alfa ? reduttasi che agisce sia sull?isoenzima di tipo 1 che di tipo 2.

La 5 alfa ? reduttasi ? un enzima che converte il testosterone o diidrotestoterone ( DHT ) nella prostata ed in altri tessuti

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La Melatonina sembra essere efficace nel trattamento della nicturia negli uomini

27 Set 2007 Urologia

La nicturia ? una condizione comune negli uomini anziani, ed ? attribuita ad un ingrossamento benigno della prostata.

Gli uomini anziani sono inclini ai disturbi del sonno. L?alterazione del ritmo circadiano pu? rappresentare un?importante componente dei disturbi del sonno , poich? essi migliorano dopo assunzione di Melatonina.

Scopo dello studio ? stato quello di valutare la Melatonina come un potenziale trattamento della nicturia associata all?ostruzione del flusso urinario, in 20 uomini anziani.

La Melatonina a rilascio controllato ? stata somministrata al dosaggio di 2 mg.

Il periodo di follow-up ( osservazione ) ? stato di 4 settimane.

Al basale, la frequenza di nicturia era di 3.1 episodi per notte.
Il 35% ( n=7 ) dei pazienti presentava iperattivit? del muscolo detrusore e 10 ( 50% ) avevano poliuria notturna.

La Melatonina ha ridotto di 0.32 gli episodi per notte contro una riduzione di 0.05 episodi con il placebo ( p=0.07 ).

E? stata osservata una differenza nella percentuale dei responder ( cio? con una diminuzione di almeno 0.5 episodi per notte ) tra il gruppo trattato con la Melatonina ed il placebo ( p= 0.04 ).

La frequenza giornaliera delle minzioni, l?International Prostate Symptom Score, il volume di urina emessa nel corso della notte, il flusso urinario massimo ed il volume residuo urinario post-svuotamento non sono stati modificati dal trattamento con Melatonina.

La somministrazione di Melatonina ? risultata associata ad una significativa risposta nei pazienti con nicturia, e presenta un buon profilo di tollerabilit?.
Tuttavia, non ? certo se i cambiamenti osservati siano clinicamente significativi.

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Iperplasia prostatica benigna: nessuna differenza tra Serenoa repens e placebo

24 Set 2007 Urologia

Serenoa repens ? impiegata da pi? di 2 milioni di statunitensi per il trattamento dell?iperplasia prostatica benigna.

Uno studio ha valutato l?efficacia della Serenoa repens in 225 uomini di et? superiore a 49 anni con sintomi moderato-gravi di iperplasia prostatica benigna dopo un anno di trattamento con un estratto di Serenoa repens ( 160mg due volte die ), oppure placebo.

L?end point primario era rappresentato da cambiamenti nei punteggi all?indice AUASI ( American Urological Association Symptom Index ) e nella velocit? massima del flusso urinario.

L?end point secondario comprendeva, invece cambiamenti della dimensione della prostata, del volume urinario residuo dopo svuotamento, della qualit? della vita, dei valori di laboratorio e dell?incidenza di effetti indesiderati.

Nel corso dello studio, non ? stata osservata alcuna significativa differenza tra Serenoa repens ed il placebo riguardo ai cambiamenti nei punteggi AUASI, nella velocit? massima di flusso urinario, nella dimensione della prostata, nel volume residuo dopo svuotamento, nella qualit? della vita o nei livelli sierici di PSA.

L?incidenza di effetti indesiderati ? risultata simile nei due gruppi.

In questo studio, la Serenoa repens non ha prodotto miglioramenti dei sintomi o delle misurazioni obiettive nei pazienti con ipertrofia prostatica benigna

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